Sede

La storia


DA PALAZZO FOLENGHI A PALAZZO STROZZI 
SEDE STORICA DELLA BANCA AGRICOLA MANTOVANA E ATTUALE SEDE DELLA BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA E DELLA FONDAZIONE BANCA AGRICOLA MANTOVANA


Dove è stata per tantissimi decenni la sede della Banca Agricola Mantovana e oggi sede di Mantova della Banca Monte dei Paschi di Siena e della Fondazione Banca Agricola Mantovana, nel XV sec. sorgeva la dimora dei Folenghi e, fino ai primi decenni del XIX sec., un palazzo patrizio, ancora al tempo del settecentesco catasto teresiano proprietà del marchese Francesco Torelli. 
Successivamente quegli stabili, prospicienti corso Pradella e via Bellalancia, divennero proprietà dell’Intendenza di Finanza del governo austriaco, che vi impiantò una distilleria d’acquavite e una fabbrica di tabacchi. Parte furono intestati alla Finanza e parte alla Cassa di Ammortizzazione e al Demanio. 
Nel 1821 infatti l’Intendenza di Finanza aveva ceduto quella sua proprietà al Demanio. Questo, sulla base del valore di lire italiane 30.919, il 13 dicembre 1821 mise gli stabili in vendita all’incanto.
Finalmente, nel 1826, Pietro Tommasi vinse l’asta e il 16 aprile 1828 venne formalizzata la compra-vendita. 
Il Tommasi fece costruire un nuovo palazzo e un maneggio. Il progetto del Tommasi comportò la demolizione di un “gabinetto” ( lungo m 6.10, largo m 4.70 e alto m 4 fino all’imposta della volta) sito a pianterreno, la cui volta era adorna di dipinti giulieschi, che il proprietario fece strappare dal capomastro Pietro Dovati, suo procuratore, con delega datata 19 luglio 1827, al tempo delle trattative concernenti la transazione. 
Sulla delicata operazione di strappo degli affreschi raffiguranti Il genio dell’Architettura; la gara fra Apollo e Marsia; Il supplizio di Marsia; Il giudizio di Paride; Diana e Atteone; Il carro di Nettuno o dell’ Oceano e dei loro soggetti, alcuni dei quali furono già disegnati da Giulio Romano e dipinti dalla sua scuola, assieme a piccole vedute paesaggistiche, nel camerino di Ovidio o delle Metamorfosi in palazzo del Te, scrisse dapprima Andrea Cristofori. 
La pubblicazione, edita nel 1832, prima de1 15 settembre (terminus ante quem dell’incendio), fu corredata delle incisioni dei dipinti, eseguite da Lanfranco Puzzi e Giuseppe Bignami su disegni di Carlo d’Arco. 
Venduti per 144 napoleoni d’oro, ossia 2.880 lire, il 18 agosto 1852 i dipinti furono trasportati a Verona, dove entrarono a far parte “della collezione di Andrea Monga, prima nella villa di San Pietro Incariano e quindi all’ingresso del teatro Romano di sua proprietà”. Infine entrarono, con il resto della collezione Monga, nel Museo di Castelvecchio nel 1904. 
Il 10 settembre 1863 il marchese Luigi Strozzi, del fu Alessandro, discendente da famiglia fiorentina trasferitasi a Mantova nel 1293, nato a Wilitczka, in Polonia, cresciuto all’Accademia del Genio di Vienna, trasferitosi a Mantova avendo ereditato i beni del generale marchese Carlo Strozzi al servizio della Toscana (che gli impose per questo di stabilirsi a Mantova) e residente nell’odierno palazzo Valentini (corso Vittorio Emanuele, 52) acquistò l’adiacente proprietà del Tommasi (comprendente “lo stabile casamentivo ad uso di civile abitazione con cortile, prato, cavallerizza, rustici ed altre adiacenze”) e ne ricavò un nuovo palazzo con la speranza di accogliervi sessanta allievi di una scuola di ingegneria militare. L’offerta dello Strozzi fu tuttavia rifiutata dal Ministro della Guerra E. Cugia. 
Si sa che già nel 1872 il palazzo Strozzi ospitò la Banca Mutua Popolare di Mantova, fondata il 10 ottobre 1867. 
Il 22 gennaio 1910 l’amministrazione della Banca Mutua Popolare di Mantova approvò l’acquisto del palazzo Strozzi, nel quale aveva avuto sede fino al 1883. Il rogito fu redatto il 6 febbraio 1910, dal notaio Stefano Berra-Centurini, presenti per la banca il presidente, Giovanni Mantovani e il direttore, Vito Crovetti (direttore della Banca Mutua Popolare dal 1892 al 1921), e per la proprietà Strozzi, il marchese Pio Luigi Strozzi. La cerimonia si concluse fra applausi, congratulazioni e brindisi, e con la comunicazione che all’architetto milanese Giovanni Giachi, allievo di Luca Beltrami, era stato affidato il progetto per l’edificazione della nuova sede della banca. 
Il 24 agosto 1910 il presidente dell’Istituto sottopose all’approvazione della Giunta Municipale un “progetto di facciata del fabbricato che la Banca stessa intende erigere in Corso Vittorio Emanuele sulla ex proprietà Strozzi”, firmato dal Giachi.
I lavori, che si risolsero nel rifacimento pressoché totale del preesistente stabile fatto erigere dallo Strozzi, si protrassero fino al 1912, e videro l’impiego di nuove tecniche edilizie, con l’uso del cemento armato. Stilisticamente è un palazzo eclettico che si rifà ad un Quattrocento toscano in certi punti e veneziano in altri, componendo elementi di diverse scuole e culture. 
Il 4 dicembre 1932, a seguito di una grave crisi, dovuta anche al crollo dell’Unione Bancaria Nazionale,  la Banca Mutua Popolare di Mantova decise di fondersi con la Banca Agricola Mantovana. 

Nel 1949 la Banca Agricola Mantovana lasciò il “palazzo del Diavolo” (ex sede della Fondazione Banca Agricola Mantovana) per stabilirsi nei rinnovati ambienti dell’estinta Banca Mutua Popolare di Mantova, corso Vittorio Emanuele, 30.
La cerimonia d’inaugurazione della nuova, ristrutturata sede dell’Istituto (che dal luglio del 1944 al 1947 aveva pure ospitato il giornale “La Voce di Mantova” ) si tenne il 10 aprile 1949, alla presenza del Ministro del Tesoro, On. Giuseppe Pella, nel salone per il pubblico, ampiamente ristrutturato al primo piano e illuminato da un  nuovo lucernario. 
Da allora, tranne alcune modifiche resesi di volta in volta necessarie, l’aspetto esterno della Banca non è sostanzialmente mutato ed è ancora quale appare nelle immagini successive alla ristrutturazione del 1949. 
Dal 2005 un radicale intervento di ristrutturazione e recupero ha consentito una riqualificazione ed ampliamento degli spazi fruibili che permettono ora di ospitare nuovamente gli Organi Societari e gli uffici della Direzione Generale presso la Sede di Corso Vittorio Emanuele II, 30, dopo che erano stati trasferiti al Centro Direzionale BOMA. L’accelerazione del progetto di ristrutturazione ha preso slancio dopo l’accordo con il Comune di Mantova che ha previsto, da un lato, di concedere all’uso pubblico parte del cortile di proprietà della Banca per allargare via Alberto Mario, con indubbi benefici sull’estetica e sulla viabilità di un’area centrale della città che appariva a rischio degrado e, dall’altro, di riqualificare parti dell’immobile. 
Con il reinsediamento nella sede storica di Palazzo Strozzi, la Banca ha raggiunto quattro obiettivi prioritari: di funzionalità, di migliore accessibilità per Istituzioni e clientela, di economicità e di immagine.
L’obiettivo della funzionalità si è perseguito con l’eliminazione dei doppi uffici di Presidenza, di Direzione Generale e degli Organi Societari e con la ricollocazione in un unico immobile di tutte le strutture precedentemente ospitate in due plessi, con conseguente snellimento dei meccanismi di funzionamento quotidiano. L’obiettivo di una migliore accessibilità è conseguente all’unica ubicazione: la posizione degli uffici in centro città consente ad Istituzioni e clienti un contatto più comodo e rapido sia con i vertici amministrativi dell’Istituto, per le relazioni esterne e di rappresentanza, sia per l’operatività di quella parte di clientela,  quali i liberi professionisti, che necessita di contatti continuativi con gli uffici della Direzione Generale. La riunificazione della sede generale in un unico stabile comporta infine risparmi di costi, compresi anche quelli sommersi legati ai continui trasferimenti dal BOMA a Corso Vittorio Emanuele II.
Le ragioni d’immagine sono evidenti, senza nulla voler togliere  agli ambienti funzionali e confortevoli del BOMA, in quanto il prestigio di Palazzo Strozzi, portato a nuovo splendore, costituisce certamente un biglietto di presentazione straordinario. Gli uffici del Boma di via Verri manterranno comunque intatta la loro funzionalità e saranno sede di strutture operative di altre aziende del Gruppo MPS (Consorzio Back Office Finanza e Back Office Rete, Paschi Gestioni Immobiliari).

Sede (dal 2001 al giugno 2019)

PALAZZO DEL DIAVOLO

Nel 1894 la Banca Agricola Mantovana - fondata l' 8 gennaio 1871 con il nome di Banca Agricola Provinciale Mantovana - stabilì la nuova sede in corso Vittorio Emanuele II, 3 (precedente 802, attuale 15), ossia nel "Palazzo del Diavolo" (cosidetto per certe fantasie popolari, che lo volevano edificato in una sola notte dal demonio), già appartenuto all'umanista Paride da Ceresara (1466-1532).
L'antico edificio, dalla fronte imponente, sorgeva quasi di fronte al Palazzo Agnelli. Quando Napoleone Bonaparte giunse a Mantova il 19 giugno 1805, assieme all'imperatrice Giuseppina:

fra gli apparati che si fecero per la sua venuta, merita di essere ricordato il magnifico arco di trionfo attraverso alla contrada Predella fra il palazzo detto del diavolo e quello della famiglia Agnelli(ora Donesmondi)[al posto del quale sorge oggi la sede di una banca], disegnato dall'architetto Gio. Battista Marconi, e dipinto a chiaroscuro, coll'aiuto degli altri pittori Ruggeri, Zandaloca e Bustaffa.

Il frammento d'affresco raffigurante Diana, conservato al primo piano dell'attuale sede della Banca Agricola Mantovana, proviene dalla scomparsa dimora del Ceresara ed è opera di Giovanni Antonio Licino da Pordenone, il quale ornò pure di un fregio la facciata di quell'edificio, come si legge nel Vasari:

Per il che lavorando egli [il Pordenone] alcune cose per la Lombardia pervenne a Mantova, e poco vi dimorò, che a messer Paris [da Ceresara], gentiluomo mantovano, lasciò da sè colorita in fresco una facciata di muro, con una grazia maravigliosa, nella quale sono storie di Venere, Giove, Marte et altre poesie. Nelle quali si vide un principio di dovere pervenire a segno di grandezza. E fra le altre invenzioni , che di bellezza in tale opera mostrò, vi fece a sommo sotto la cornice un fregio di lettere antiche, l'altezza delle quali è un braccio e mezzo, e fra esse un numero di fanciulli che vi passano per entro, chi le cavalca e chi vi è sopra a sedere e ritto, legandole in varie attitudini ch'intorno gli fanno bellissimo ornamento, la quale opera gli acquistò in quella città nome e fama grandissima.

I dipinti del Pordenone furono menzionati anche da Carlo Ridolfi nel 1648:

[...] Passatone a Mantova in gratia de Paris Ceresari, lavorò la facciata della sua casa, e benché danneggiata dal tempo, si scoprono alcuni vestiggi del Cielo degli Dei, il monte Parnasso con le Muse, Diana con la luna in fronte, che accrezza un cane, & alcuni Satiri a chiaro scuro, che sostengono quelle historie; e sotto al tetto evvi ancora conservata un fregio di bambini colorito, che tengono alcune gran lettere, e tra quelle trapassano alcuni de quei putti, che formano il nome di quella casata in questa guisa

Cesariorum domus, & amicorum

e dallo Scaramuccia nel 1674:

[Il Crotti]li [il genio di Raffaello d'Urbino e Girupeno] fece passare per un bello, e diritto Stradone [corso Pradella, oggi Vittorio Emanuele II ] in cui nella facciata di una gran Casa osservarono quasi affatto lacerata dal tempo una singolar Pittura di mano del Pordenone, onde per simile miseria ne compiansero grandemente il caso, ma radolcirono ben tosto l'amarezza degl'animi loro con la vista d'altre della medesima mano, quando per entro l'istessa Casa assai bene con alcune Favole d'Ovidio viddero girsi conservando.

L'edificio conobbe nell'Ottocento diversi passaggi di proprietà finchè non pervenne alla Banca Agricola Mantovana.
Il 16 aprile 1892 la Banca alienò l'immobile al capomastro Antonio Madella, che si assunse l'onere di far demolire il vetusto edificio (lavori iniziati il 20 aprile 1892), e di riedificarlo con l'obbligo di accogliervi gli uffici della Banca di rivenderlo quindi allo stesso Istituto, ciò che avvenne il 4 Luglio 1899. Il 4 dicembre 1932, a seguito di una grave crisi, dovuta anche al crollo dell'Unione Bancaria Nazionale , la Banca Mutua Popolare di Mantova decise di fondersi con la Banca Agricola Mantovana (rogito del notaio Pietro Berra Centurini, n.25. 658 di repertorio; n. 2491 racc., 31 dicembre 1932).
Solo nel 1949 la Banca Agricola Mantovana lasciò il "Palazzo del Diavolo" (ex sede della Fondazione Banca Agricola Mantovana) per stabilirsi nei rinnovati ambienti dell'estinta Banca Mutua Popolare di Mantova, corso Vittorio Emanuele II, 30.
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