ASST di Mantova COVID-19, Mantova in prima linea

02/04/2020

Fondazione BAM è lieta di ospitare e dare visibilità e supporto, tramite il proprio sito, alle persone che sono in prima linea nella lotta contro la pandemia del coronavirus.

1ª Parte

Raffaello Stradoni, Direttore Generale
Questa emergenza è davvero una grande sfida per tutti noi in sanità perché ci ha imposto un repentino cambio di mentalità. L'ospedale ha cambiato completamente la propria faccia, nel giro di pochissimi giorni abbiamo triplicato le terapie intensive, abbiamo triplicato le terapie semi intensive, abbiamo anche riadattato praticamente metà ospedale al ricovero di questi pazienti che sono estremamente infettanti.
Abbiamo chiesto collaborazione e aiuto alla protezione civile e anche ai volontari e chi ci ha donato denaro e strutture proprio per organizzare al meglio i nostri ospedali, ma anche per prepararci per il futuro.
Devo dire che tutto questo esprime ancora una volta la bontà del nostro sistema sanitario che davvero sta dimostrando una notevole eccellenza.

Enrico Burato, Risk manager
E’ dal primo giorno, dal 21 febbraio, dal primo caso in lombardia di Coronavirus che è stata istituita presso la Asst di Mantova, su input della direzione strategica, l'unità di crisi Covid-19.
Costituita da 34 professionisti di varia estrazione che stanno definendo e definiscono giorno per giorno, ora per ora, tutte le strategie che devono essere adottate per far fronte a questa emergenza che non ha precedenti.

Massimo Amato, Direttore Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso
Questo è un momento delicatissimo per noi perché è come se per la prima volta ci fosse una discrepanza tra bisogno di salute e risposta al bisogno di salute e per la sanità del xxi secolo può essere una cosa che scardina completamente la mentalità dell'operatore sanitario, perché fino a qualche settimana fa noi eravamo convinti di poter risolvere tutto.
E questo per un gruppo, per il gruppo che io dirigo è provante, perché ogni giorno siamo un pochino più stanchi, ma non soltanto fisicamente, ma anche proprio con la testa. E’ un gruppo eccezionale però perché si vede che la gente comunque fa bene il proprio lavoro e vuole farlo fino alla fine.

Dario Benazzi, Medico Pronto Soccorso
Mai mi sarei mai aspettato di dover far fronte o fronteggiare una situazione così impegnativa. Malati silenziosi che ti chiedono aiuto, che ti guardano negli occhi e questo è stato un enorme carico di lavoro anche dal punto di vista emotivo.
Gian Paolo Castelli, Direttore Terapia Intensiva, Anestesia e Rianimazione
E’ stato estremamente difficoltoso vedere amici, colleghi, parenti sui letti delle nostre rianimazioni. Vedere queste persone che ti guardano con gli occhi lacrimanti in attesa di risposte, di speranze e questa è la cosa più dolorosa che mi porterò via da questa esperienza di Covid.
Giorgio Perboni, Medico Malattie Infettive
Esperienza estremamente forte e che sicuramente cambierà oltre che la vita di tanti altri, anche la mia vita. Ho incontrato tantissimo personale infermieristico che Non era di area infettivologica, che ha dovuto adattarsi a questa nuova esigenza Sono stati tutti formidabili nella capacità di rimettersi in gioco, di imparare cose nuove, di correre rischi nuovi. Faccio presente che noi avevamo 24 posti letto, adesso i posti letto di malattie infettive sono diventati più di 130.
Giustina Larovere, Infermiera reparto Covid-19
Dal punto di vista umano cerchiamo il più possibile di confortare i parenti telefonicamente, perché ovviamente loro non li vedono più da quando entrano da noi e cerchiamo di dargli tutte le notizie possibili e immaginabili, perché i parenti sicuramente sono molto angosciati nell'avere il loro caro in un letto, non poterlo vedere. Tra di noi cerchiamo di sollevarci o di fare outcoming, se abbiamo dei problemi parlarne insieme e se qualcuno gli scappa la lacrimuccia, che comunque ci scappa, alla fine cerchiamo di dire “dai piangeremo, ma piangeremo alla fine tutti contenti perché festeggeremo la fine di questa bruttissima esperienza”.
Alberto Tieghi, Responsabile del Servizio di Prevenzione Protezione Aziendale
Il servizio di prevenzione e protezione è impegnato quotidianamente sull'addestramento, l'informazione e la corretta distribuzione di quelli che sono i dispositivi di protezione individuale. Il lavoro più importante è anche quello di cercare canali di approvvigionamento per poter dare le dotazioni per l'intero dei turni di lavoro, considerando che il cambio frequente dei dispositivi è una delle misure più importanti per evitare di contagiare quelli che sono gli ambienti che vengono occupati dai pazienti e dagli stessi operatori.
Monica Carnevali, Responsabile Area Dipartimentale Dipartimento Fragilità
A fine febbraio ci siamo trovati improvvisamente a dover organizzare su tutto il territorio della provincia l'esecuzione dei tamponi, che vengono fatti sia in questa tenda che trovate alle mie spalle, ma anche a domicilio delle persone più fragili.
Quello che colpisce di più in quei pochi attimi del tampone, è lo sguardo delle persone. Quelli che vengono in questa tenda si nota, si percepisce questa preoccupazione, questo timore sia del referto, ma proprio dalla preoccupazione di essere involontariamente magari essere stati causa di contagio ai propri familiari o ai propri colleghi.

Rossella Accordi, Infermiera Malattie Infettive
Siamo persone preparate ok? Ricopriamo un ruolo importante, in prima linea e con la squadra che ho alle spalle sicuramente ce la facciamo, riusciamo a far fronte a questa emergenza, lo dimostriamo quotidianamente, tutti i giorni. Il rientro nei reparti di un paziente che avevamo trasferito in terapia intensiva, sicuramente ci dà la forza per andare avanti.
Io credo che in questa emergenza tutti devono dare un contributo, quindi rimaniamo a casa che andrà tutto bene poi alla fine. Sono fiduciosa, in questo ci credo.

2ª Parte

Giuseppe De Donno, Direttore Pneumologia
Noi stiamo vivendo un momento durissimo, faccio il consulente un po in giro per tutto l'ospedale ed emotivamente vedere molti giovani attaccati a un ventilatore è molto pesante rispetto a quello che noi vivevamo circa un mese fa. Tutte le nostre energie in questo momento, giorno e notte, sono rivolte a salvare, come dico sempre io, più vite possibili. L'organizzazione dell'ospedale per fortuna è stata rapidissima, la riorganizzazione meglio, di questo ospedale e abbiamo messo in piedi una rete soprattutto Pronto Soccorso, Malattie Infettive, Terapia semi intensiva e Terapia Intensiva respiratoria e Rianimazione che i frutti li sta dando. Però il costo che stiamo pagando è molto molto elevato.
Salvatore Casari, Direttore Malattie Infettive
Sta succedendo quello che gli infettivologi hanno studiato sui libri e che non mai avrebbero voluto vedere. C'è un'epidemia di proporzioni mondiali che sta portando via molte vite e che cambierà la vita di coloro che resteranno. Dal punto di vista terapeutico la cosa più importante è assistere la persona che ha una polmonite che quindi respira male, assisterla nella respirazione. Ci dà una mano il plasma ricavato dalle persone che sono guarite e che quindi è ricco di anticorpi e anche con qualche farmaco ad azione antivirale. Nell'insieme noi facciamo tutto il possibile per arginare la malattia ma quello che conta di più aiutare la persona a respirare.
Paola Borzì, Direttore Pronto Soccorso Pieve di Coriano
Il Pronto Soccorso è stato travolto da questa tempesta Covid e non ce l'aspettavamo. Siamo abituati a fronteggiare l'emergenza, siamo abituati a trattare tutto nel più breve tempo possibile con il minor tempo di reazione, ma questo è davvero una cosa inaspettata e la risposta più bella che ho potuto trovare nel Pronto Soccorso è la compattezza del gruppo, la voglia di far bene insieme perché non abbiamo ancora dei protocolli chiari e definiti e univoci che ci permettono di agire in modo standardizzato. Noi siamo preparati ad andare avanti così fino a quando ce ne sarà bisogno, cercando sempre di fare il meglio per tutto quello che ci ritroviamo ad affrontare ogni volta che arriviamo a lavorare.
Morena Bolognini, Bed Manager
Il mio lavoro quotidiano è stato veramente stravolgente, stravolgente da tutti i punti di vista sia organizzativo che emozionale. Andare nei reparti e dire ai primari e alle caposala e agli infermieri: "tra due ore dobbiamo svuotare il completo reparto", in due ore, è stato veramente difficile. Vedere i visi in quel momento, perché sembrava tutto impossibile e sempre impossibile, ma grazie alla collaborazione delle strutture fuori siamo riusciti ad avere, diciamo così, una possibilità di svuotare appunto reparti in due ore e riuscire così a ricoverare i nostri pazienti che erano in Pronto Soccorso. Credo che veramente stiamo dando il massimo.
Leo Traldi, Direttore Struttura Tecnico Patrimoniale
Quando abbiamo iniziato a lavorare sul problema già da oltre un mese fa, abbiamo subito studiato tutti quelli che erano gli impianti, le strutture e così via, per trasformare l'intero ospedale in una grande reparto di malattie infettive, per fornire la massima sicurezza e qualità di cure ai pazienti, ma anche la massima sicurezza agli operatori che vi lavorano. Non è semplice però indubbiamente il ritorno [emotivo] è assolutamente maggiore di quello che noi concediamo.
Laura Rigotti, Direttore Cure Palliative
Dal 9 marzo il nostro hospice accoglie solo pazienti terminali Covid positivi, pazienti per cui tutti i trattamenti che hanno instaurato non hanno avuto beneficio. Col Covid-19 diciamo la morte è rientrato nell'ospedale in modo prepotente per noi. Per i paliativisti poi l'impatto è stato ancora molto più importante, perché noi comunque creiamo un ponte fra il malato e le famiglie e con l'aiuto anche della psicologa, che adesso è presente tutti i giorni della settimana, forniamo sempre informazione e facciamo in modo che sia meno pesante questo isolamento che indubbiamente ti porta alla morte.
Elena Bonazzi, Infermiera Pronto Soccorso
Ho proposto di prendere questi nuovi tablet e di metterli nei reparti di Terapia Intensiva e sub intensiva e poi arriverà magari anche negli altri reparti. La videochiamata ha l'obiettivo di supportare, fare forza al parente che soprattutto in quelle situazioni di totale solitudine e isolamento, può andare a sopperire a quella mancanza, quel vuoto che una persona sente. Ho visto negli occhi de parenti un brillo di luce a vedere il proprio caro che poteva rispondere, dire due parole. L'aspetto relazionale, soprattutto in questo momento, è molto importante e deve essere a 360 gradi.
Carmine Matarazzo, Responsabile Cure Sub Acute Bozzolo
Le cure sub acute erano dirette a pazienti che erano stati molto provati da un evento acuto patologico o in alternativa da un prolungato ricovero ospedaliero. Attualmente ci stiamo attrezzando per partire con reparto Covid sub acuti che avrà lo scopo di lavorare a monte della filiera che ha curato i pazienti affetti da Covid-19, in particolare per quei pazienti che per condizioni di fragilità non possono ritornare presso il loro domicilio per un isolamento fiduciario.
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